Croco e Smilace: c’era una volta lo zafferano…

Chi tra di voi non ha mai visto il fiore dello zafferano?
Sì, anche solo per una volta in vita sua e, d’accordo non intendo necessariamente dal vivo, anche semplicemente su di una rivista, un quadro, in rete, ecc…
Beh, se così fosse, non sapete cosa vi siete persi! Niente di vitale certamente, ma, a detta di tanti, appassionati del verde e non, il più bello tra le spezie.
Composto da sei petali, il cui colore varia dal lilla chiaro al viola purpureo, cela, all'interno della corolla, tre lunghi fili d’un rosso intenso (la spezia) e tre gialli, più corti, detti "femminelle"; questi ultimi, agli antipodi degli altri, non hanno alcun potere colorante, aromatizzante e odoroso, di conseguenza nessun valore commerciale.
Ma qual è l’origine di questo fiore? Così come in altre situazioni ci sono diverse ipotesi e oggi mi piace riportarvi questa…

c’era una volta un giovane mortale di nome Croco che aveva perduto follemente la testa per una ninfa chiamata Smilace. L’amore ardente tra i due, simboleggiato dai filamenti della pianta, era però di quelli impossibili, o meglio, di quelli destinati inesorabilmente a concludersi con la morte di lui. Gli Dei dell’Olimpo allora, mossi a compassione, per far sì che i due potessero vivere per sempre uno accanto all'altro, trasformarono Croco nella pianta dello zafferano (fiore viola come la passione superba ma dal cuore color del sole) e lei in quella della salsapariglia (dalle foglie a forma di cuore e i rami flessibili e spinosissimi, simbolo d’un amore tenacissimo ma esacerbato).


Pare fosse legata a questo mito l’usanza degli antichi Greci di deporre un fiore di zafferano sulle tombe degli amanti morti per amore…
amarcord!
 

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